Si fa un gran parlare di immigrazione e emigrazione, soprattutto perché sono fenomeni che ben si prestano a strumentalizzazioni elettoralistiche o facili da inserire nelle strategie di consenso. Eppure andare via è spesso una scelta sofferta, che produce la presenza di un’assenza, per chi rimane, e un vuoto da colmare per chi va via. Come specie, noi umani ci muoviamo alla ricerca di condizioni di vita migliori se non abbiamo le risorse per modificare il contesto in cui siamo. Come specie, migriamo.
Migra la giovane studentessa che va dalla Puglia a Milano all’università, come racconta Inchiostro di Puglia, che racconta di una madre che rimane a vedere il bus partire: “Circa un’ora fa mia sorella è partita per Milano dove ha trovato lavoro. E la signora in piccolo che vedete nella foto è mia madre che, ovviamente in lacrime, non si è mossa da sotto il pullman fino a quando questo non è partito. Fissava mia sorella senza sosta. Era l’unica persona sotto il pullman. Io e l’altra mia sorella che aspettavamo in macchina abbiamo provato a chiamarla per andare, per tornare a casa. Ma lei niente, non sentiva nessuno, se non il suo cuore che stava partendo assieme a mia sorella“.
Migrante è stato anche l’imprenditore Paolo Butera che da Chicago ricorda Cinisi, da dove è partito, e torna al paese per regalare alla città natale una nuova strada, 397 metri illuminati, che portano il suo nome. Qui Niteko, che ha fornito le lampade a Led per l’illuminazione, ricorda la storia.
La giovane studentessa probabilmente diventerà una nuova Paolo Butera, oppure tornerà a casa, oppure accadranno cose sorprendenti che la spingeranno su strade impensate.