L’economia circolare delle ceramiche di Grottaglie

Per imparare a fare economia circolare bisognerebbe volgere indietro lo sguardo e imparare dai nostri nonni. Questo è il caso delle famose ceramiche di Grottaglie, o meglio, di come le ceramiche di Grottaglie venivano prodotte un tempo.

Andiamo con ordine.

Che cos’è l’economia circolare?

L’economia circolareè un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera“. Questa definizione è stata riportata dal sito EconomiaCircolare.com che riprende la definizione della Ellen Mac Arthur Foundation: “A circular economy is based on the principles of designing out waste and pollution, keeping products and materials in use, and regenerating natural systems“. Anche l‘Unione Europea ha una definizione di economia circolare: “L’economia circolare è un modello di produzione e consumo, che prevede la condivisione, il leasing, il riutilizzo, la riparazione, la ristrutturazione e il riciclaggio di materiali e prodotti esistenti il ​​più a lungo possibile. In questo modo, il ciclo di vita dei prodotti viene esteso. In pratica, implica ridurre al minimo gli sprechi. Quando un prodotto raggiunge la fine della sua vita, i suoi materiali vengono conservati all’interno dell’economia, ove possibile. Questi possono essere utilizzati in modo produttivo ancora e ancora, creando così ulteriore valore. Questa è una deviazione dal tradizionale modello economico lineare, che si basa su un modello take-make-consume-throw away. Questo modello si basa su grandi quantità di materiali ed energia economici e facilmente accessibili“.

I principi su cui si basa, quindi, l’economia circolare, sono tre: riduci, riusa, ricicla. Dove non è possibile ridurre il consumo, si deve cercare quanto meno di riutilizzarlo o al massimo di riciclarlo. L’uso della plastica, ad esempio, va ridotto drasticamente, altrimenti bisogna cercarne il riutilizzo o al massimo il riciclo. Ma la plastica si è diffusa solo nella seconda metà del secolo scorso. Fino ad allora la quantità di rifiuti era così poca che non serviva un particolare sistema per gestirli, come ha testimoniato il primo operatore ecologico (classe 1927!) di Pignola (Pz).

Perché le ceramiche di Grottaglie sono un esempio di economia circolare?

In accordo al racconto fatto da Mimmo Vestita, che appartiene ad una delle più storiche famiglie di ceramisti di Grottaglie, il metodo di lavorazione delle ceramiche di Grottaglie può essere un esempio perfetto di economia circolare. Fino agli anni ’70 del secolo scorso per cuocere i pezzi di ceramica non c’erano forni elettrici, ma enormi fornaci lunghe diversi metri e alte addirittura sette. Sotto al piano di cottura delle ceramiche vi era la cosiddetta camera di combustione. La delicatezza della cottura della ceramica imponeva un aumento di temperatura costante e per far questo, a Grottaglie, veniva utilizzata la sansa, scarto della produzione della produzione dell’olio. Grottaglie, alle pendici delle Murge sud-orientali, primo lembo del Salento in provincia di Taranto, è immersa negli ulivi. La produzione di olio è tradizione antichissima e sembra, quindi, che le due economie, quella delle ceramiche e quella dell’olio, fossero quasi in simbiosi. I ceramisti fornivano i recipienti per conservare l’olio, dalla cui produzione utilizzavano la sansa per alimentare le fornaci. La sansa veniva gettata nella camera di combustione dal cosiddetto “palista“, figura cruciale nella produzione delle ceramiche di Grottaglie. Si iniziava con poca sansa per volta, con una paletta relativamente piccola, fino a gettare nella bocca della fornace grandi quantità di materiale. La sansa, intrisa di olio, bruciava in maniera costante garantendo il miglior calore per evitare di spaccare i manufatti in ceramica.

Dopo la cottura la cenere di sansa e legna veniva portata nelle case e utilizzata per lavare i panni. Si produceva la cosiddetta “lisciva”: acqua calda e cenere, che ha il potere di sbiancare i panni, sapone fatto in casa di notevole potenza, grazie alla reazione chimica che si andava a formare.

I passaggi che fanno della produzione della ceramica di Grottaglie un esempio antico di economia circolare ancora non sono terminati. Secondo il racconto di Vestita, l’acqua che rimaneva dal lavaggio dei panni, veniva impiegata per lavare i pavimenti.

Questo esempio di economia circolare mette in evidenza due aspetti importanti dei processi di sostenibilità dell’economia. Il primo sono i numeri di passaggi che un prodotto compie prima di aver esaurito completamente la sua funzione. Dall’oliva fino al lavaggio dei pavimenti, incrociando un’industria completamente diversa da quella di partenza. Ecco il secondo aspetto, quindi: la generazione di comunità. L’economia circolare non è tale se non genera comunità, se non produce relazioni, scambi, incontri. La sansa dai frantoi passa nelle botteghe dei ceramisti e quindi nelle case delle famiglie, e ogni passaggio è un incontro, una nuova relazione.

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