Coronavirus, smart working e emissioni.

Se 60 milioni di cinesi sono costretti a casa a causa di una quarantena, vuol dire che una buona percentuale di loro continuerà a lavorare attraverso forme di smartworking o teleworking. Scrive il sociologo De Masi su Il Fatto Quotidiano: ” I vantaggi sono molteplici. Per i lavoratori aumenta, con l’a u to n omia, la possibilità di autoregolare tempi, luoghi e ritmi; si riduce la separatezza tra lavoro e vita; migliorano sia le condizioni di lavoro sia la
gestione della vita familiare e sociale; si risparmia il tempo, la fatica, la
spesa e i rischi del pendolarismo. Per l’azienda si riducono le spese degli edifici e dei servizi, diminuisce la microconflittualità, aumenta la produttività. Per la collettività si riduce il traffico, l’inquinamento e le spese per manutenzione stradale; si eliminano le ore di punta; si deconcentrano le aree superaffollate; si porta il lavoro anche nelle zone periferiche, isolate o depresse; si estende il lavoro alle casalinghe e agli invalidi; si creano nuove occupazioni e nuove professioni

Il Covid-19 sta quindi, improvvisamente, mostrando come sia possibile cambiare il proprio modo di lavorare, senza la necessità di salire in auto ogni giorno, intasare le tangenziali, arrivare in ufficio, accendere la luce in ufficio, il pc, e iniziare a lavorare, quindi attendere l’orario di fine, rimettersi in auto, ritornare sulla tangenziale, e arrivare a casa distrutti, a fine giornata. Lo smartworking, benché poco diffuso, o forse proprio per questo, al momento mostra di sè solo gli aspetti vantaggiosi per i lavoratori e per le aziende, che vedono un incremento del 15% della produttività degli impiegati. Ovviamente manca la parte relativa alla possibile alienazione, ma questa è un’altra storia.

Il virus Covid-19 sta avendo quindi un impatto positivo sull’ambiente perché decine di migliaia di lavoratori stanno rimanendo a casa, ma anche perché molte fabbriche sono costrette a rallentare o addirittura a fermarsi. In una ricerca Centre for Research on Energy and Clean Air, riportata da Green-me, si dimostra che la Cina ha diminuito di un quarto le emissioni.

“All told, the measures to contain coronavirus have resulted in reductions of 15% to 40% in output across key industrial sectors. This is likely to have wiped out a quarter or more of the country’s CO2 emissions over the past two weeks, the period when activity would normally have resumed after the Chinese new-year holiday. (See methodology below.)

Over the same period in 2019, China released around 400m tonnes of CO2 (MtCO2), meaning the virus could have cut global emissions by 100MtCO2 to date”. – si legge su CarbonBrief.

Lo shock improvviso e globale causato dalla epidemia del Coronavirus potrebbe portare a dei cambiamenti repentini ma non necessariamente negativi, mostrando come innovazioni finora tenute ai margini possono davvero contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone, dell’ambiente e perché anche delle imprese.

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